179 aste milionarie; 13 record mondiali ad otto cifre; in dieci anni un aumento degli indici globali dei prezzi pari al 70%; e un fatturato raddoppiato da quel fatidico 2009 che scoppiò la bolla speculativa. Sbalordiscono i risultati pubblicati sul periodico report di Artprice, il sito web dedicato al mercato dell’arte e specializzato nelle quotazioni di opere e artisti.
La crescita si è percepita sensibilmente in tutti i settori con un fatturato globale segnato da un +12%, ma la stella del mercato è indubbiamente l’arte contemporanea. “Il settore contemporaneo non è mai stato così competitivo e speculativo” – scrive Thierry Ehrmann, scultore, artista, fondatore e presidente di Artprice.com e del Gruppo Serveur. Il boom dei prezzi del quadriennio 2004-2007 è ormai un ricordo lontano, dopo la pioggia di record e l’impennata di prezzi registrate nella stagione 2013-2014.
Un nome su tutti: Jeff Koons, l’artista vivente più caro al mondo. 38,8 milioni di euro è il totale speso per accaparrarsi il suo Ballon Dog (Orange) aggiudicato da Christie’s nel novembre 2013. Cifre che solo dieci anni fa erano letteralmente impensabili. Basti considerare che all’epoca i tre artisti più costosi, insieme, avevano fatturato in un anno 35,8 milioni di euro, mentre oggi i loro risultati di vendita sono pari a 339 milioni di euro.
Se Basquiat mantiene più o meno stabile il suo mercato, le vere sorprese dell’anno, tali da superare ogni pronostico, sono stati il sopracitato Koons – che con 115 milioni di euro ha archiviato un incremento del 186% – e il suo collega Christopher Wool – il cui giro d’affari è aumentato del 142% per un totale di 61 milioni di euro.
E che dire di Zeng Fanzhi, Martin Kippenberger e Peter Doig entrati per la prima volta nell’club privé degli artisti venduti a otto cifre?
Ma non si scoraggino i collezionisti dal portafoglio medio-piccolo: il mercato dell’arte lascia spazio a tutti. E’ bene sottolineare che queste vendite milionarie non rappresentano che lo 0,3% del mercato: ogni anno infatti il numero di lotti di valore inferiore ai 10.000 euro proposti all’asta varia dai 100.000 ai 200.000, e ben l’80% di questi viene battuto per cifre inferiori ai 5.000 euro.
Su chi investire, potrebbe allora essere la domanda più gettonata. Scegliere i grandi nomi o puntare sui giovani emergenti? Entrambi, consiglia Artprice. I primi infatti, parallelamente ai lotti più costosi sviluppano di norma una produzione a stime più abbordabili; mentre i secondi, non ancora affermati sul mercato, presentano solitamente prezzi più competitivi all’asta piuttosto che nelle gallerie.
A giorni i riflettori si accenderanno sulle grandi aste londinesi dedicate all’arte italiana: non resta che attendere per vedere gli sviluppi di quello che oggi è un mercato attivo e entusiasmante come non lo è mai stato.
Fonte: ArtsLife.com
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