Francesca Fabbrini

Francesca Fabbrini nasce il 9 marzo del 1971 a Prato, dove ventitré anni dopo sposa Alessandro, con il quale a distanza rispettivamente di cinque anni ha due figli. Per lei sono le sue tre rocce, colonne portanti della sua vita anche nei momenti difficili. Nonostante un'infanzia modesta ma felice in una famiglia numerosa, dopo alcune spiacevoli perdite, nel 2014 Francesca si trova a lottare contro un tumore alla testa, diagnosticato in fase di metastasi ossea. La patologia si manifesta in modo estenuante ed il recupero inizialmente incerto, senza però sopraffare la vitalità e l'amore per gli affetti cari, che le danno forza per resistere ed andare avanti. Si avvicina alla pittura già da piccola, con un approccio da autodidatta. Soltanto nel 2015 inizia a seguire un corso sull' uso delle tinte acriliche e sulla manualità degli utensili grafici, cominciando a frequentare alcune botteghe di artisti nel centro storico di Prato. Scopre poi la pittura con acquarello, ma si diletta più volentieri con tecniche miste e con la fusione di materiali variegati sempre su tela, finanche alla realizzazione delle cornici e all' impiego di calce e altre polveri granulari, per incrementare corposità e consistenza del colore. Quella che inizialmente sembra essere una terapia artistica, una valvola di sfogo dalla malattia opprimente, diventa poi un'esigenza espressiva di contrasti ed angosce della sua condizione personale. Francesca la definisce "rabbia su tela", perché "non tutto viene come si pensa, ma necessita di essere percepito e metabolizzato". Il tentativo durante i cicli di terapia di raffigurare un vaso di fiori policromo, sospeso in una dimensione serena, ad esempio non ricalca le aspettative e viene successivamente sfregiato con segni offuscanti, che ripropongono la distorsione fra i sentimenti e la loro percezione. Il tema floreale per Francesca è del resto un carattere topico della rappresentazione del senso della vita, che con pazienza rigermoglia e vince sempre nella lotta contro le calamità e le intemperie.

La pittura spesso travalica i contorni del disegno, al pari delle sensazioni di paura o di morte, assumono tratti scomposti ed ignoti, come due bande nere, che calano al cospetto di una sua opera, quasi avvicinandosi a passi netti. Il contrasto dei colori raffigura la lotta ancestrale fra l'incertezza dell'ignoto, cupo e profondo, a dispetto del fulgore del fuoco e del sangue, della passione che caparbiamente divampa ed incoraggia, manifestandosi come un'epifania di rinascita I dipinti cominciano solitamente da una base greve ed un'intensità forte sul fondo, che poi sale e si espande luminosamente. In questo senso l'ispirazione concettuale della sua arte figurativa, oltre che nei pittori surrealisti come Mirò, in cui si rivede anche per la tecnica del collage e dal quale trae il senso domestico di contemplazione di ciò che si prova intimamente, Francesca non nasconde il fascino dell'impressionismo e della potenza radiosa della luce. Un altro concetto caro alla sua produzione artistica è quello della contaminazione fra più corpi amorfi ma distinti, dove l'uno contiene l'altro, non sempre in maniera armonica, ma alle volte contrastante. Anche questo filone sottende l'espressione della sfida al disagio di una persona che da sola non può essere capace di combattere il male che la colpisce, perciò cerca sostegno intorno, raffigurando soggetti transitori, disposti nel contesto, che vivono prevalentemente di sentimenti. "Non è indispensabile la visualizzazione plastica-come sostiene a proposito della sua elaborazione artistica - ma la percezione figurativa di ciò che si sente e che interagisce nell' ambiente di riferimento".

SPECIFICHE DELLE OPERE DI QUESTO ARTISTA

Francesca Fabbrini nasce il 9 marzo del 1971 a Prato, dove ventitré anni dopo sposa Alessandro, con il quale a distanza rispettivamente di cinque anni ha due figli. Per lei sono le sue tre rocce, colonne portanti della sua vita anche nei momenti difficili. Nonostante un'infanzia modesta ma felice in una famiglia numerosa, dopo alcune spiacevoli perdite, nel 2014 Francesca si trova a lottare contro un tumore alla testa, diagnosticato in fase di metastasi ossea. La patologia si manifesta in modo estenuante ed il recupero inizialmente incerto, senza però sopraffare la vitalità e l'amore per gli affetti cari, che le danno forza per resistere ed andare avanti. Si avvicina alla pittura già da piccola, con un approccio da autodidatta. Soltanto nel 2015 inizia a seguire un corso sull' uso delle tinte acriliche e sulla manualità degli utensili grafici, cominciando a frequentare alcune botteghe di artisti nel centro storico di Prato. Scopre poi la pittura con acquarello, ma si diletta più volentieri con tecniche miste e con la fusione di materiali variegati sempre su tela, finanche alla realizzazione delle cornici e all' impiego di calce e altre polveri granulari, per incrementare corposità e consistenza del colore. Quella che inizialmente sembra essere una terapia artistica, una valvola di sfogo dalla malattia opprimente, diventa poi un'esigenza espressiva di contrasti ed angosce della sua condizione personale. Francesca la definisce "rabbia su tela", perché "non tutto viene come si pensa, ma necessita di essere percepito e metabolizzato". Il tentativo durante i cicli di terapia di raffigurare un vaso di fiori policromo, sospeso in una dimensione serena, ad esempio non ricalca le aspettative e viene successivamente sfregiato con segni offuscanti, che ripropongono la distorsione fra i sentimenti e la loro percezione. Il tema floreale per Francesca è del resto un carattere topico della rappresentazione del senso della vita, che con pazienza rigermoglia e vince sempre nella lotta contro le calamità e le intemperie.

La pittura spesso travalica i contorni del disegno, al pari delle sensazioni di paura o di morte, assumono tratti scomposti ed ignoti, come due bande nere, che calano al cospetto di una sua opera, quasi avvicinandosi a passi netti. Il contrasto dei colori raffigura la lotta ancestrale fra l'incertezza dell'ignoto, cupo e profondo, a dispetto del fulgore del fuoco e del sangue, della passione che caparbiamente divampa ed incoraggia, manifestandosi come un'epifania di rinascita I dipinti cominciano solitamente da una base greve ed un'intensità forte sul fondo, che poi sale e si espande luminosamente. In questo senso l'ispirazione concettuale della sua arte figurativa, oltre che nei pittori surrealisti come Mirò, in cui si rivede anche per la tecnica del collage e dal quale trae il senso domestico di contemplazione di ciò che si prova intimamente, Francesca non nasconde il fascino dell'impressionismo e della potenza radiosa della luce. Un altro concetto caro alla sua produzione artistica è quello della contaminazione fra più corpi amorfi ma distinti, dove l'uno contiene l'altro, non sempre in maniera armonica, ma alle volte contrastante. Anche questo filone sottende l'espressione della sfida al disagio di una persona che da sola non può essere capace di combattere il male che la colpisce, perciò cerca sostegno intorno, raffigurando soggetti transitori, disposti nel contesto, che vivono prevalentemente di sentimenti. "Non è indispensabile la visualizzazione plastica-come sostiene a proposito della sua elaborazione artistica - ma la percezione figurativa di ciò che si sente e che interagisce nell' ambiente di riferimento".

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